martedì 23 agosto 2016

AMAG mobilità, Punto e a capo ( di Angelo Marinoni )

I momenti di difficoltà e di crisi possono evolvere da problema da risolvere a occasione per ricominciare nel modo giusto facendo tesoro delle esperienze negative, analizzando le scelte rivelatesi sbagliate e non solo trovando un percorso corretto, ma anche le risposte alle domande e alle problematiche che potrebbero sorgere in futuro.

Credo che la vicenda ATM, ora Amag Moblitità, possa essere considerata una di queste esperienze e dia non solo alla città di Alessandria, ma a tutta l’area metropolitana che insiste sul capoluogo come Valenza, l’occasione per ridisegnare positivamente il proprio futuro facendo leva sulla riqualificazione del sistema trasporti, razionalizzando l’uso delle risorse non in un taglio orizzontale, ma in un progetto di ampio respiro e lungo periodo.

Questo è un paese dove i progetti di lungo periodo sono considerati da buona parte dei decisori e buona parte dei falsamente esperti di settore “il libro dei sogni”, per cui se scrivessi che potrebbe esserci l’occasione per cercare in Europa i finanziamenti per la realizzazione di una rete essenziale a guida vincolata in città, filoviaria o tranviaria, susciterei molta ilarità. La possibilità c’è, ma per la totale assenza di presa che un’ipotesi come questa, oltremodo razionale se fossimo un paese civile, avrebbe nei decisori della cosa pubblica (politici e economici) mi limito a fare il punto sulla vicenda ATM sulla base di una prospettiva di breve periodo, visto anche il poco tempo prima della tornata elettorale che ha l’Amministrazione.

A questo proposito è opportuno rimarcare che addossare la responsabilità dell’epilogo ATM a questa amministrazione è pura malafede, sicuramente quest’ultima non è scevra da critiche su impostazioni migliorabili del servizio, ma il sopracitato epilogo era, come peraltro ho recentemente scritto su queste pagine, l’unico possibile ed è dovuto alle scelte politiche e parzialmente aziendali realizzate in un periodo di vent’anni.

Ci sono due percorsi che vanno assolutamente evitati:  un tentativo di ripristinare lo status quo ante collasso e una soluzione tampone che salvi il servizio sociale e il livello occupazionale nei numeri e non nel servizio erogato.

Chiaramente l’ultima ATM ha un’offerta inadeguata e nemmeno garantita e anche le versioni precedenti dell’offerta erano comunque lontane dall’accettabilità ad un costo eccessivo e non comprensibile, senza considerare che la gestione separata delle relazioni urbane, interurbane e regionali ha portato a costose e inutili sovrapposizioni invece che a proficue sinergie.

Uno degli esempi più eclatanti lo abbiamo fuori dal capoluogo: nell’annullamento progressivo del servizio urbano di Valenza con il mantenimento dell’autolinea parallela alla ferrovia invece di una  promozione di corse frequenti Valenza città – Valenza FS, dalla quale partono per Alessandria ben 43 corse ferroviarie nei giorni feriali e corse ogni ora per Casale Monferrato e Pavia.

Un altro esempio lo abbiamo nel servizio “eccobus” che porta via risorse per un impianto urbano con frequenza adeguata per un servizio su domanda sulle frazioni che potrebbe essere assolto a costo zero dal sistema ferroviario e dagli autoservizi provinciali al costo di una integrazione tariffaria tanto ovvia quanto irrealizzata in Piemonte.

Non ultima la frazione Cantalupo servita dalla ferrovia, una volta da due linee, dove i treni non fermano pur passando per una stazione interna all’abitato, da molte linee del servizio provinciale e dal servizio urbano che potrebbe essere sostituito dai servizi ferroviari e provinciali anche qui al solo costo dell’integrazione tariffaria, dirottando le risorse dei prolungamenti della linea 2 nei servizi urbani.

Ho fatto più volte riferimento alla necessità di una idea di città e al coraggio di portarla avanti, sicuramente un progetto di lungo periodo è più difficile da portare avanti da una amministrazione molto avanti nel suo percorso e vicino alla prova elettorale, specie se quella amministrazione ha dovuto gestire il dissesto e le sue conseguenze oltre al fallimento di AMIU. Le risposte date dal punto di vista contabile dall’amministrazione ai problemi contingenti sono state efficienti e l’uscita dal buio del dissesto e la nascita di AMAG ambiente con una ottima gestione del piano occupazionale rivelano come alcuni giudizi profondamente negativi sulla Giunta siano ingenerosi.

Banalmente si potrebbe tagliare corto dicendo che l’entità dei problemi del breve periodo fosse tale da non lasciar fiato a qualunque progetto di lungo periodo, ma ora che il fiato è stato guadagnato (e non è il successo scontato che buona parte dell’opinione pubblica pensa che sia) un dramma cittadino, come il fallimento della azienda di trasporto urbano a maggioranza comunale, potrebbe diventare occasione per quei progetti di lungo periodo che proprio l’imminenza della tornata elettorale e l’importanza del tema nella prospettiva urbana rendono possibili.

A questo punto si fa prioritario ricominciare da zero, facendo tabula rasa del passato e, considerando i debiti che comunque andranno pagati, ripensare una politica dei trasporti con al centro il trasporto pubblico sfruttando le numerose sinergie possibili con il sistema provinciale e ferroviario, un tassello realizzabile semplicemente con l’informazione e l’integrazione tariffaria.

Spesso in questi anni cosi’ difficili per tutte le pubbliche amministrazioni a vari livelli impegnate si sente parlare di carenza di fondi, di impossibilità di investire e di taglio degli sprechi.

Sotto la generica e sgradevole espressione “taglio degli sprechi” spesso si cela un taglio orizzontale acritico che amplifica la dispersione di risorse e l’inefficacia di quanto si deve razionalizzare, altro termine che nella politica de facto significa taglio e che è, invece, ragionare su un impiego corretto delle risorse.

Le risorse umane di AMAG Moblitità , come il suo patrimonio di storia e competenze, potranno sicuramente trovare adeguata ed efficace collocazione in una realtà completamente nuova che faccia di Alessandria un exemplum sequendum di mobilità sostenibile.

ANGELO MARINONI

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