mercoledì 28 agosto 2019

“Quanto costa la corriera “ di Cristina Bargero

Le “corriere” che dai paesi portavano in città erano dei colori più disparati. Sulle fiancate erano stampati i nomi di imprese come Ricci, Franchini che oggi non operano più, perché cessate o acquisite.
Se il trasporto pubblico locale, come già scritto nelle settimane scorse, da più di un decennio si trova in condizioni precarie a causa della riduzione di trasferimenti pubblici (essendo un servizio ad interesse generale la tariffa del biglietto non copre interamente il costo del servizio, bensì il 35% come stabilito dalla normativa italiana), le conseguenze si sono riverberate anche sulle aziende che effettuano tale servizio.
La struttura di mercato del tpl risulta più frammentata rispetto agli altri servizi pubblici locali: vi sono circa 930 aziende operanti nel settore che danno lavoro a circa 124.000 addetti.
Le aziende partecipate pubbliche sono solo 112, ossia il 12% del totale, ma coprono l’83% delle vetture/ km, il 90% dei passeggeri, l’87% degli addetti, producendo l’85% del fatturato.
I maggiori player, di dimensioni comunque molto più ridotte rispetto ai competitors europei, sono le aziende pubbliche che gestiscono il servizio a Milano (9,8% del totale di mercato), a Roma (9,4%) e a Torino (4,5%).
In Piemonte GTT (nata dalla fusione di ATM Torino, che effettuava il servizio di trasporto urbano nel capoluogo piemontese, e Satti che gestiva le linee extraurbane della provincia di Torino), nonostante le perduranti difficoltà finanziarie, è la maggiore azienda piemontese di tpl, grazie ai servizi erogati a Torino città e provincia, e ad alcune linee presenti anche nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo.
Nella nostra provincia le aziende operanti nel trasporto pubblico locale di proprietà pubblica non se la passano molto bene.
ATM Alessandria nel 2016 è fallita e, dopo un periodo di affitto di ramo d’azienda da parte di Amag, è stata rilevata tramite asta da una cordata composta da Amag Mobilità e da Line Pavia.
Anche CIT Novi e SAAMO di Ovada, dopo la riduzione di risorse pubbliche da parte della regione Piemonte, navigano in cattive acque.
Le aziende private che, a differenza delle pubbliche, effettuano prevalentemente solo i servizi extraurbani, mostrano situazioni differenti: chi ha saputo diversificare come Autoticino del Gruppo Stat è riuscita a reggere meglio al taglio dei trasferimenti pubblici. Chi, invece, come Arfea, da anni già versava in condizioni critiche, ha rischiato di chiudere i battenti.
Nel luglio di quest’anno, Arfea è stata rilevata da Autostradale Milano, del Gruppo Zoncada, proprietario anche di Line spa.
La strada è dunque quella di superare l’eccessivo frazionamento delle aziende di tpl, per giungere a gruppi medi in grado di recuperare efficienza e di compiere quegli investimenti necessari a rinnovare il parco autobus e a rendere più attrattivo il trasporto pubblico locale.

martedì 23 aprile 2019

Terzo Valico, situazione e valutazioni

Note su terzo valico - Direzione Provinciale PD Alessandria


Qualsiasi considerazione sul terzo valico deve essere inserita nella valutazione delle infrastrutture ferroviarie riguardo al trasporto merci, non adeguate nel nostro paese , alla progressiva perdita di importanza del nostro territorio in tema di collegamenti e soprattutto al fortissimo squilibrio tra gomma e ferro che caratterizza la nostra nazione : di fronte ad un ipotetico 30%  ( sul totale)  di trasporto su ferrovia stabilito dalle direttive europee , siamo fanalini di coda,  non solo in Europa , con meno del 7%

Senza andare troppo lontano oggi paesi come la Germania muovono su rotaia un numero di container cinque volte superiore rispetto all’Italia e la confederazione Elvetica ha un rapporto quasi pari ( 39 % ferrovia 61 % su gomma) 

Va inoltro considerato che il traffico merci ferroviario è principalmente concentrato sui transiti  moderni e/o maggiormente utilizzabili, Gottardo e Sempione e , pur se in difficoltà ( e in attesa del Tunnel ) il Brennero 

È evidente che le due opere che interessano il Piemonte , Torino Lione e Terzo Valico sono fondamentali per non escludere tutto il Nord Ovest dai sistemi produttivi , di trasporto e per rilanciare il Piemonte e il nostro territorio in questo settore 
 

Il Terzo Valico è un progetto europeo che attraverso un sistema infrastrutturale moderno, consentirà di collegare le attività del porto di Genova con il Nord Europa, agevolando il trasferimento di una consistente quota di traffico merci dalla strada alla ferrovia con benefici per il Paese, enormi vantaggi per l’ambiente e sicurezza per il trasporto.



La nuova linea ad alta capacità servirà a supportare il nuovo piano di sviluppo del Porto di Genova, che ha l’ambizione / possibilità di hub di accesso al corridoio Genova – Rotterdam, intercettando i traffici merci che dall’Estremo Oriente arrivano nel Mediterraneo prediligendo, anche per le merci destinate all’Italia e al Centro Europa, i porti dei Mari del Nord (Rotterdam e Anversa) ai porti del Mar Tirreno.

La consistente riduzione del numero di mezzi pesanti che attraverseranno l’Appennino avrà inoltre come conseguenza una riduzione delle emissioni di gas  valutabili in milioni di tonnellate considerando che il trasporto su ferrovia è di almeno 4/5 volte meno inquinante del trasporto stradale.

A tal proposito Lega Ambiente in un articolato documento sull’argomento dice testualmente 

“ Il trasporto ferroviario è una della modalità di spostamenti più efficienti, meno inquinanti, più sicure e col minore impatto sul territorio. Non è invece la modalità più diffusa, e resta largamente minoritario rispetto ad altre più inquinanti, energivore e pericolose, come il trasporto su gomma.”



Lo stato dei lavori è già in uno stadio avanzato, essendo praticamente completati quattro dei sei lotti previsti, con una previsione di termine nel 2022. La stessa eliminazione dello “ shunt” a Novi va nella direzione di un miglioramento dell’impatto ambientale e contenimento dei costi Interromperne la costruzione avrebbe conseguenze negative, oltre che sul fronte dei trasporti e dell’ambiente anche dal punto di vista economico e occupazionale ; non è un caso che le prime proteste di fronte alla possibilità di interruzione dell’opera proposta dal nuovo governo, siano venute dalle organizzazioni sindacali, preoccupate per la sorte di numerosi lavoratori, alle quali si sono unite le forze imprenditoriali.

Chiaramente perché la realizzazione abbia una ricaduta anche sul territorio è necessario ( e utile a tutti) che vengano coinvolti e rilanciati i due principali scali merci della provincia, da quello di Novi S.Bovo a quello di Alessandria Smistamento : strutture che soprattutto nell’ interscambio e logistica possono incrementare di parecchio i volumi di traffico.

La costruzione di una grande infrastruttura ferroviaria deve essere inoltre occasione per una rivisitazione e miglioramento dei collegamenti passeggeri su treno in provincia e verso le altre regioni, non sempre all’altezza delle necessità reali .

Le manifestazioni SiTav di Torino, un successo oltre ogni previsione, le prese di posizione di lavoratori, forze sociali, industriali e cittadini su questi temi, che sono poi quelli del lavoro, dello sviluppo, dell’ambiente, ci inducono inoltre come Partito, ad un atteggiamento più convinto e propositivo. 

Coloris Daniele, resp prov Trasporti e infrastrutture


martedì 22 gennaio 2019

Trasporti ferroviari Asti Alessandria: bene il tavolo tecnico ottenuto dalla Regione, no ai personalismi e ai contentini


Per aspera ad astra, questo è il percorso che sta seguendo la dialettica politica nel tentativo di restituire al Piemonte Orientale una reale connessione con il sistema ferroviario nazionale. Ma occorre fare molta attenzione agli ostacoli messi dalle campagne elettorali, dagli interessi particolari e da chi non ha ben chiaro di cosa si sta parlando.
Nel momento in cui l’opinione pubblica si è resa conto che la deviazione su Milano del Frecciabianca Torino – Lecce costituiva il superamento del limite dell’opportuna decenza nei confronti dell’alessandrino e dell’astigiano  (www.appuntialessandrini.wordpress.com/2018/11/25/non-ferma-ad-alessandria-ora-basta)
è nata l’idea di una mozione congiunta dei consigli comunali di Alessandria e Asti che schierasse i due capoluoghi in un fronte comune che, a sua volta, interagisse con gli amministratori competenti regionali e nazionali affinché si riportasse almeno nell’ambito della normalità la connessione ferroviaria fra Piemonte Orientale e Lombardia, l’Emilia, Roma e il Mezzogiorno e si rivitalizzasse l’importante direttrice tirrenica.
In poche righe nella mozione sono state delineate linee guida per disconnettere Alessandria e Asti a Bologna e Roma e strumenti per realizzarle.
La mozione:
conteneva , infatti, alcuni momenti tecnici che sono stati poi omessi nella formazione della mozione congiunta finale  votata all’unanimità nel Consiglio Comunale di Alessandria il 27 dicembre scorso alla presenza dei vertici delle Amministrazioni Comunale di Asti e provinciali di Alessandria e Asti.
Tale scelta è stata fatta per lasciare gli aspetti tecnici agli atti della Commissione Trasporti e Territorio e a disposizione di enti e tavoli tecnici all’uopo costituiti o attrezzati a studiare il tema come Slala.
La stessa politica regionale ha seguito quest’onda con utili interrogazioni da parte di consiglieri regionali (Ottria e Motta) e con il primo tavolo tecnico che la Regione attraverso l’assessore Balocco ha aperto con Trenitalia e di riflesso con il MIT in materia intercity e freccia.
È stato un momento alto per la città di Alessandria che costituisce un punto di inizio fondamentale verso una presa di coscienza dei territori del loro ruolo e del peso politico che devono far valere nelle decisioni degli enti superiori che riguardano il loro diritto alla mobilità e quindi la loro opportunità di crescita e di relazione.
Vi è un forte valore di semina in quanto è stato messo in moto, un valore che non va disperso, ma va rivendicato e aiutato a evolvere verso un modello di mobilità che fermi la marginalizzazione dei territori di Alessandria e Asti e ne consenta lo sviluppo economico e sociale.
Non va solo profondamente modificata  la logica della concentrazione delle risorse e dei servizi nelle metropoli, ma va anche abbandonata quella logica dei campanili che trasforma territori non afferenti le metropoli come isolate piccole periferie: quanto emerso il 27 dicembre scorso e quanto si sta sviluppando come dibattito e come attività amministrative dimostra la potenzialità di una politica condivisa dal territorio e sul territorio, allo stesso modo è opportuna una maggiore vicinanza della politica locale alle tematiche di cui non ha diretta competenza come i trasporti con una rinuncia ai personalismi e contemporaneamente una rinuncia ad una disciplina che antepone l’osservanza di una linea politica centralizzata a una progettualità sul territorio.
La vicenda pone, fra l’altro, in evidenza come l’attuale modello di governance dei trasporti necessiti di una riforma anche importante nell’organizzazione e nel ruolo delle rappresentanze dei territori. Purtroppo la politica nazionale va verso il riconoscimento di maggior autonomia e poteri in capo alle Regioni, tradendo l’evidente necessità di riorganizzare le autonomie locali anche attorno al rilancio delle Province, ancorché in forme diverse e accorpate, unica strada per ridare omogeneità e sostenibilità alla gestione di fondamentali servizi pubblici tra i quali riteniamo abbia un ruolo di primo piano il trasporto pubblico locale e intermodale.
Il percorso avviato il 27 dicembre 2018 ad Alessandria può e deve essere ambizioso. Non vorremmo si fermasse alla calendarizzazione di un tavolo tecnico finalizzato al ripristino di un servizio (Torino – direttrice adriatica e viceversa) peraltro in linea fino a qualche mese fa. Indiscutibilmente meglio che niente, ma chi ha avviato questo percorso intendeva e intende ancora altro. Il tema è lo sviluppo locale, la dignità delle periferie, l’equilibrio nella distribuzione territoriale delle risorse pubbliche.
Giorgio Abonante
Angelo Marinoni

mercoledì 9 gennaio 2019

"Rifiutologia"




Giorgio Abonante

8 gen 2019, 08:57 (1 giorno fa)
Due questioni animano la rifiutologia alessandrina. 
La prima: il porta a porta è stato abbandonato e, in questo senso, il bilancio di previsione del Comune è chiaro. E sembra un addio più che un arrivederci. 
La seconda: Il Comune di Genova ha di fatto sostituito il Comune di Torino nel controllo parziale di Iren. Il Comune di Genova controlla Amiu che, come è ben scritto nella relazioni al bilancio, cerca strutture per consolidare la sua capacità di lavorazione dei rifiuti liguri. Se Amiu Genova fosse interessata all'ingresso in Aral (smaltimento Alessandria) si chiuderebbe l'infinita corte di Iren ai rifiuti alessandrini, con fiori d'arancio. A quali condizioni? Perché nel nuovo Documento Unico di Programmazione non ci sono riferimenti al destino di Aral? Che fine ha fatto Amag che, secondo Palazzo Rosso, doveva curare la regia di questa operazione?