mercoledì 17 ottobre 2018

L'urbanistica della civiltà ( di Giorgio Abonante )

Qualche mese fa due autorevoli interventi, uno di Mario Mantelli, l’altro dello studio CMT, hanno riaperto il dibattito sull'urbanistica di Alessandria. In questi giorni, dopo un anno di stop, riparte la discussione in commissione consiliare sul Piano urbano della mobilità sostenibile. Forse è il momento giusto per riprendere quelle interessanti considerazioni e, più in generale, aprire un confronto con la città. L’organicità dell’attività di pianificazione è fondamentale nella misura in cui stabilire come si percorre la città presuppone a monte un’idea di città e di uso dei suoi spazi, senza farsi spaventare dai tempi di un’operazione inevitabilmente complessa.
Ci si può dare obiettivi di breve, medio e lungo periodo compatibilmente con le risorse a disposizione e con quelle che si potranno recuperare attraverso progetti mirati. La qualità della vita nella nostra città migliorerà se crescerà la dotazione di capitale territoriale, sotto media da molto tempo sugli indicatori ambientali e cognitivi. Per lo sviluppo l’ambiente urbano può essere decisivo se si agisce con un progetto ambizioso, condiviso fra le forze politiche e la città, e confermato nel tempo, senza parentesi o cesure post  elettorali.
Le aree e gli assi che possono concorrere a ridefinire l’identità urbana smarrita sono: a) il rettangolo Valfré – Università – Piazza Garibaldi; b) la riqualificazione del centro tra l’ex Ospedale Militare, il Comune e Piazza Libertà; c) l’asse culturale e verde Cittadella – argini – Marengo; d) le direttrici di collegamento città – sobborghi; e) il rapporto centro – sud attraverso il ridisegno del blocco stazione – scalo merci; f) il destino dell’Ospedale e del Tribunale.
Per ritagliarci qualche spazio di respiro in un contesto vivace e, al tempo stesso, accogliente dovremmo ridefinire alcune funzioni urbane, oggi situate in zone residenziali, ricollocandole in aree di minor pregio. Pensiamo ai piazzali di Amag mobilità e di Arfea che in futuro potrebbero trovare naturale collocazione presso lo scalo ferroviario, se quest’ultimo sarà finalmente collegato alla tangenziale. Oppure al recupero integrale del Forte Acqui liberato dalla presenza della Protezione Civile che, per l’importanza che ha acquisito, merita una sede nuova e più funzionale.
Quali sono le direttrici di senso che, oggi, possono orientare la riqualificazione del reticolo urbano? Una volta gli spazi della città erano tracciati dalla presenza del sacro, delle istituzioni, delle funzioni pubbliche, delle imprese, mentre lo spazio urbano nell’attualità sembra conteso e discusso solo attorno al commercio. Raro che la discussione si accenda, per esempio, sul chiudere al traffico uno spazio di fronte ad una scuola o ad una chiesa, il confronto avviene soprattutto attorno alla relazione strutture commerciali/spazio urbano. Anche nella cornice della città non sembra esserci un’autonomia del sociale, sembra tutto piegato alla dimensione economica, peraltro anch'essa poco rispettata se la si considera includendo i costi della sostenibilità e delle esternalità negative.

L’occasione per restituire dignità a questi temi è offerta dal ritorno in aula del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile). Possiamo subire un’agenda imposta da luoghi comuni e quieto vivere, oppure possiamo aprirci ad un confronto profondo e ambizioso puntando a interpretare valori, necessità, bisogni e relazioni nella città che vorremmo. Sarebbe anche una carta da giocare in Europa, a Roma e a Torino. 
Chi scommette su Alessandria?

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